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A Vercelli il teatro diventa cinema in realtà virtuale

Un’operazione decisamente suggestiva è programmata per domenica 2 Febbraio (alle 18 e alle 21.30) al Teatro degli Anacoleti di Vercelli: lo spettacolo teatrale “Segnale d’allarme – La mia battaglia” di Elio Germano e Chiara Lagani diventa una pellicola cinematografica in realtà virtuale: in pratica attraverso la VR gli spettatori entreranno “virtualmente” nell’opera diventandone sempre più protagonisti. Alla fonte c’è la pièce portata in scena dallo stesso Germano, un monologo travolgente e provocatorio che parla della nostra epoca senza fare sconti a nessuno. Allo spettatore non resterà che lasciarsi travolgere dalle parole e le immagini in un crescendo emozionante dove sarà sempre più labile il confine tra realtà e immaginazione. Basterà indossare un casco dove avverrà la proiezione del film e partire verso un’esperienza singolare e unica, che catapulterà gli spettatori (letteralmente) in una nuova dimensione. Elio Germano è tra gli attori più prestigiosi del nostro cinema, che è stato diretto da Scola, Salvatores, Virzì e Ozpetek e si è aggiudicato importanti premi quali il David di Donatello e il Nastro d’Argento.

I Rifugi del gusto

Non solo panini tra una discesa e un’altra, ma vere e proprie occasioni per gustare, oltre al piacere dello sci, dell’aria buona e dei panorami, la cucina della tradizione. I rifugi, le locande e i ristoranti di Bielmonte (1.482 mt., nel Biellese), cuore sciistico dell’Oasi Zegna, sono ideali per provare questa esperienza, lasciandosi coccolare dal calore montano dei luoghi e delle persone. Il momento migliore per raggiungerli? Al calar del sole, quando i raggi infuocati incorniciano un panorama che abbraccia la Pianura Padana e le cime delle Alpi, dal Monte Rosa al Monviso. Sono molte le proposte per i visitatori che hanno la possibilità di fermarsi dopo una giornata dedicata allo sci, approfittando, perché no, dell’accoglienza delle strutture che offrono camere da letto. Ve ne proponiamo 4:
Il Rifugio Monte Marca oltre ai tavoli del ristorante dispone di altri 70 coperti nelle due ampie terrazze panoramiche, posizione perfetta per godersi lo spettacolo delle Alpi o, nelle prime ore del pomeriggio, il clima soleggiato di Bielmonte. La cucina si rifà alla tradizione piemontese, in cui gli stufati di carne sono i protagonisti insieme con la polenta prodotta con farina di mais macinata grossa da un mulino a pietra della zona. Carni, salumi, formaggi, frutta e verdura arrivano dalle aziende agricole del territorio secondo un principio inderogabile di filiera corta. Caratteristica interessante dell’Agriturismo Alpe Moncerchio (in inverno aperto solo nei weekend e nei festivi) è che i formaggi, primo fra tutti il Maccagno, così come le carni, i salami di toro e di capra, la mocetta, la pancetta e il lardo, sono di produzione propria: i gestori del rifugio, infatti, curano anche un allevamento di bovini di razza ‘Bruna Alpina’. I taglieri di prodotti tipici sono il fiore all’occhiello di questo ristoro e vanno abbinati a marmellata di fichi o di tiglio e ai piatti tradizionali, come il risotto al Macagn o le carni cucinate secondo le ricette di famiglia. Anche il Moncerchio è sulle piste da sci. E’ a due minuti a piedi dagli impianti di risalita, ha il calore di un tipico chalet di montagna, tutto pietra e legno, l’albergo ristorante Bucaneve. La struttura, recentemente ristrutturata, ha mantenuto intatto lo charme delle origini e i dettagli e il sapore creato nel 1963 dal famoso architetto Luigi Vietti, autore di molti progetti soprattutto a Cortina e in Costa Smeralda. Da non perdere la mattina è la colazione, preludio di una bella giornata di sci, a base di pani, brioche, dolci fatti in casa con lievito madre e farine poco raffinate. Il miele e le marmellate sono prodotti dell’Oasi. La terrazza panoramica, dove lo sguardo spazia tra boschi, prati e si perde nella distesa della Pianura Padana, è a disposizione degli ospiti del bistrot, felice ritrovo a tutte le ore del giorno. Le camere dell’hotel, tutte in legno, sono calde e intime, mentre il ristorante, dominato da un imponente camino, è guidato dallo chef Ernesto Tonetto che nel concepire i suoi piatti si lascia ispirare dai suggerimenti dell’ambiente circostante: boschi e pascoli, cime alpine, Valsessera e Pianura Padana, con le sue varietà di riso, vino e verdure.
Votata alla tradizione è sicuramente la proposta culinaria della locanda Bocchetto Sessera, nell’omonima bocchetta a qualche chilometro da Bielmonte. Nel menù da non perdere la bagna cauda, la polenta ‘moia’, preparata con il formaggio Maccagno e la panna; la selvaggina; il cervo con i mirtilli; il cinghiale con il cacao, piatti preparati secondo le ricette della tradizione montana biellese. A chilometro zero gli ingredienti, come il formaggio e il burro degli alpeggi dell’Oasi Zegna, la farina dei mulini biellesi e le erbe locali. In inverno la locanda è punto di partenza per itinerari con le ciaspole e sci di fondo. La Locanda Bocchetto Sessera ha origini ottocentesche: l’antica struttura era già adibita a punto di ristoro lungo la via della transumanza che i pastori percorrevano per raggiungere i pascoli della Valsessera e della Valsesia. Durante l’ultima guerra è stato uno dei luoghi emblematici della lotta partigiana.

“A che servono gli uomini”: la risposta al Coccia di Novara

Sabato 1 Febbraio alle 21 e domenica 2 Febbraio alle 16 arriva sul palcoscenico del Teatro Coccia di Novara la commedia musicale “A che servono gli uomini?“, scritta da Jaja Fiastri (storica collaboratrice della premiata ditta Garinei & Giovannini con i quali firmò successi senza tempo come “Aggiungi un posto a tavola” e “Alleluja brava gente”) e la regia firmata nientemeno che da Lina Wertmuller. Nel 1988, anno della prima messa in scena della commedia, la protagonista venne interpretata da Ombretta Colli e suo marito Giorgio Gaber preparò per lo spettacolo una colonna sonora ricca di ritmi, originalità, brani belli e semplici che arrivano subito all’orecchio e rimangono nella testa degli spettatori. In quella primissima versione sul palco c’erano anche Stefano Santospago, Massimo Ghini e l’indimenticabile Marisa Merlini.
La protagonista di questo nuovo allestimento è Nancy Brilli che interpreta Teodolinda, Teo per gli amici, una donna in carriera stufa del genere maschile, che si definisce soddisfatta della sua vita da single ma rimpiange di non aver mai avuto un figlio.
Un giorno scoprirà che il suo vicino di casa (un giovane imbranato con le donne) lavora presso un istituto di ricerche genetiche. Con il pretesto di una visita all’istituto, Teo ruberà la provetta numero 119, riuscendo così a diventare madre. Durante la gravidanza, spinta dalla curiosità, cercherà però in tutti i modi di conoscere il nome del donatore e, con uno stratagemma, riuscirà a scoprirlo. Ed ecco il colpo di scena! L’uomo è Osvaldo, quarantenne che vive ancora con la madre, dai modi rozzi e con una fin troppo grande considerazione di sé… La scoperta innescherà una serie di situazioni comiche e offrirà numerosi spunti di riflessione sul ruolo attuale della donna, sempre più emancipata ma in costante conflitto con i dogmi della società civile. Con leggerezza, brio e tanta simpatia.